18 dicembre 2008

risorgimento incorreggibile


Fiabe gotiche per bambini neri,
vorrei scrivere.
Com'ero io.
Una post-Calimero
un rossofumo pensiero.
Case come quelle dei film di Tim Burton,
scrigni, segreti, penne ad inchiostro trasparente.
Sogni reclusi, ali spezzate, nostalgie di risorgimenti.
Però poi, se vi vien da piangere, non fatevela con me.
Non è colpa mia, è la vita vera.
Quella che è giusto rendersene conto subito,
fin da bambini, finchè i dispiaceri sono risolvibili.
E' da grandi che non c'è nulla da fare.
E' da grandi che si è drammaticamente incorreggibili.

24 novembre 2008

chi fa da sè fa per sè



... e come si fa a rimpiangere gli anni 80 quando hai odiato i Moncler
... e come si fa a spolverare i libri letti tre volte
... e come si fa a lasciarsi amare da qualcuno che non vuole leggere i tuoi libri
... e come si fa a spazzolare il divano dalle briciole dei biscotti scaduti da due settimane
... e come si fa a smanettare con la Play station alle tre di notte
... e come si fa ad uscire sotto la pioggia con le ballerine di Chanel
... e come si fa a lucidare le scale con i muratori che lavorano
... e come si fa a pensare al cinema mentre vedi serie tv su serie tv
... e come si fa ad accendere la televisione solo per vedere film classici di 50 anni fa
... e come si fa a farsi mora quando dentro ti senti bionda
... e come si fa a pensare all'America quando vivi nel centro di Roma
... e come si fa ad ascoltare il jazz quando ami il dark
... e come si fa...

12 novembre 2008

il tè delle 5, ma della notte...



Tu sei femmina ma prediligi amici maschi. Non per secondi fini ovvi, ma perché con le femmine sei talmente esigente che raramente ti ci trovi bene. Sai quanto per te sia difficile trovare nel genere femminile individui con cui trovarti a tuo agio. Hai avuto poche amiche ma in quel caso sono state vere, e ci hai messo anni a rendertene conto. Sei pignola e selettiva con le donne come non lo sei con gli uomini.
Gli uomini non ti fanno paura, le donne sì.
Non è il confronto, non centra nulla, è che temi di incontrare quella parte esponenziale del tuo stesso genere che ti fa incazzare e deprimere insieme. Quella parte che fa essere i maschilisti tali.
Se ammetti che un uomo possa sbagliare, perché è insito nel suo essere, ad una donna non lo permetti.
Di come possano essere gli uomini non ti importa, perché con loro in un modo o nell’altro rimedi, o non li consideri di pezzo, o ti piacciono caratterialmente, o li tolleri senza fatica. I maschi non ti buttano giù. Le donne si.
Perché temi di incontrare quella che saresti potuta essere 300 anni fa.

03 novembre 2008

lost luciana


Era una ragazza che attirava gli sguardi su di sé. Più non avrebbe voluto e più faceva di tutto per non evitarlo. Era piena di contraddizioni e con lei la sua intera vita. La gente la guardava. Per strada. Sul tram. Nei bar. Non la conosceva eppure la guardava con la stessa curiosità che a volte si riserva alle donne che vengono scambiate per attrici. Lei assomigliava a Luciana Gilli, era un po’ più sciupata, ma arraffazzonadola avrebbe anche potuto posare per qualche fotoromanzo. La gente era attratta prima da com’era vestita specie se indossava la minigonna, poi gira e rigira, sì le scarpe, sì le gambe, sì la pancia, sì il seno, andava sempre a finire che la guardavano in faccia. Aveva un’aria furtiva e crucciata che la faceva sembrare in fuga da qualcosa.
Ed era andandosene in giro così che incuriosiva i passanti, per colpa di quell’alone di mistero trasandato con cui si circondava involontariamente.

27 ottobre 2008

10 ottobre 2008

l'amore non abita più qui


A lui gli si sciolgono gli occhi,
si china sulla sabbia e con le mani che tremano ma sono caldissime
raccoglie l’elastico della tua calza autoreggente
che di autoreggente aveva solo il nome.
Dalla caviglia lo fa scorrere lungo la gamba,
fino sopra il ginocchio.
Sulla coscia tentenna. Esita. Tergiversa.
Tu ammicchi controvento una smorfia sbigottita.
Intanto affondi alla deriva di un mondo ferito
dai tuoi stessi tacchi a spillo.
Come una Norma Desmond che organizza i suoi poker sul viale del tramonto.
Con quell’uomo al tuo fianco che è il tuo Buster Keaton.

06 ottobre 2008

sweet single banana


(photo by Cristiano Peluso)

Ti piace guardare il mondo tenendo la testa piegata.
Preferisci immaginare che la gente sia meglio vista dall’angolatura sbagliata.
Ritieni che l’intera vita vada presa alla stessa maniera di come quando inizia.
Per i piedi.
I neonati per quelli vengono presi quando arrivano al mondo, e quando per la prima volta respirando, piangono.
Questo, tutti abbiamo fatto per prima cosa: abbiamo pianto.
Ma prima del pianto ci sono stati i nostri piedi, in ordine d’importanza.
E sei sempre stato convinto quello fosse anche il punto di partenza per tutto.
Collezioni scarpe.
Vivi con una ragazza, che preferisci definire più coinquilina che fidanzata.
Eppure l’hai scelta tu e sei tu che hai deciso di portartela a casa e metterla a dormire nel tuo stesso letto.
Oltre che con lei, sempre più spesso finisci le tue serate a letto con le scarpe.
Le scarpe degli altri.
Le rubi in un locale che si trova vicino casa tua.
Lo "Sweet single banana".
E’ un club molto particolare. Uno di quei luoghi dove va la gente che cerca emozioni inconsuete.
Spesso sono coppie annoiate o in crisi che cercano di ritrovare lì dentro stimoli che riescano a farli andare avanti ancora un po’ e magari per sempre.
Oppure sono uomini e donne sole che cercano altri uomini e donne sole come loro, con lo stesso gusto per l’ indocilità.
Le scarpe che rubi lì dentro sono sia da uomo che da donna.
Quando torni a casa le sistemi nel letto. La cosa può non sembrare molto igienica ma tu sei il primo a sapere che non si muore per l’afrore dei piedi e nemmeno per quei pochi microbi che stanno appesi a quelle suole nuove.
Si tratta quasi sempre di “signore scarpe”: scarpe eleganti e tenute bene, con le suole appena consumate. Non sono certo suole quelle, con cui si è camminato molto, che sono state nel fango, nella terra o in luoghi sporchi.
Sono scarpe che quella gente usa per occasioni speciali e vengono trattate con i guanti.
Sono scarpe abituate a camminare su tappeti e moquette.
Quello che ti piace è distinguere in quelle scarpe i vari odori di cuoio, di sudore fresco, di solette di sughero, di profumo di donna.
Obblighi lei a indossarle.
Lei non replica.Indossa e tace.
Ti piace quando tace.
E vi mettete a fissare quel neon dalla finestra, che in rosso lampeggia: Sweet Single Banana.
E rimanete a guardarli camminare in strada, quelli che escono scalzi, perchè non hanno più trovato le loro scarpe.
State lì e guardate i piedi di quella gente.
Mentre tenete nel letto le loro scarpe.

03 ottobre 2008

parole da appartamento, non cani



Citofonare Interno 7
Sabato 4 ottobre
Ore 19
Via della Marranella, 60
Roma

Lettura di pagine inedite:
Cinzia Bomoll
Rosella Postorino
Cristiano Armati
Dario Morgante
Suoni:
EPO in duo

Quarto appuntamento con “Citofonare Interno 7”, l’evento domestico che, a partire dallo scorso maggio, ha visto la partecipazione, tra gli altri, degli scrittori Veronica Raimo, Francesco Pacifico, Nino D’Attis, Francesco Dimitri, Federica De Paolis, Giuseppe Carlotti e Luca Moretti.
La formula è semplice.
In un contesto intimo quale quello di una casa privata, gli scrittori invitati leggono pagine tratte dai romanzi inediti, terminati o ancora in via di stesura.
Un modo per testare in presa diretta i propri lavori, prima della pubblicazione cartacea degli stessi, il tutto al di fuori dei contesti soliti in cui viaggiano i libri.
Sabato ad alternarsi nella cucina dell’appartamento in via della Marranella saranno Cinzia Bomoll (Lei che nelle foto non sorrideva, Fazi, 2006) Rosella Postorino (La stanza di sopra, Neri Pozza, 2007), Cristiano Armati (ultimo libro Cuori rossi, Newton Compton, 2008) e Dario Morgante (ultimo libro La compagna P38, Newton Compton, 2008).
Come ogni appuntamento, spazio anche alla musica. E grande attesa c’è per la performance degli Epo, la band napoletana, tra le migliori realtà musicali della scena rock italiana.

25 settembre 2008

questione di tempo



Va tutto bene.
In casa la poltrona è al solito posto.
Fuori casa la strada è al solito posto.
Non c'è nulla da temere.
Non c'è nulla che è cambiato.
Camminate pure lungo le strade delle vostre città.
Non temete.
Tutto va bene.
Non c'è nessun pericolo.
State tranquilli.
Le zanzare tigre sono lontane ormai.
Il freddo porterà solo la solita influenza.
Avete le vostre medicine, non temete.
Stanno sempre là dentro ai vostri armadietti.
E gli armadietti stanno sempre al solito posto.
Se le medicine sono finite le farmacie ne sono piene.
Le farmacie stanno sempre al solito posto.
Come sugli scaffali i biscotti del Mulino Bianco.
Non temete. Non finiranno mai i biscotti del Mulino Bianco.
Tutto è sempre al solito posto.
La poltrona, la strada, gli armadietti, i biscotti.
Non c'è nulla da temere.
Proprio no. Lo dicono tutti.
Lo dicono anche al telegiornale.
Unico dettaglio: i biscotti costano un pò di più.
Però in compenso le medicine costano un pò meno.
Non temete.
Ci pensa il vostro stato a sistemare i bilanci delle vostre case.
L'importante è che le poltrone rimangano al loro posto.
Le vostre e le loro.
Tutto sempre al solito posto.
E quella voce che vi dice: non temete.

20 settembre 2008

sos ossa


Le ossa rotte non sono nulla
paragonate all'ossobuco dentro al quale puoi perderti.

Sì, so che è una frase stronza
ma è anche una scusa per fare un post
con "Bones" degli Editors.
Tiè. Eccoli immortalati.

19 settembre 2008

Elvis è come settembre: torna sempre



"Scrivere è una sconfitta. Non sappiamo niente, allora immaginiamo" (Tutto il freddo che ho preso, Grazia Verasani)
Boh, non lo so se è vero.
Forse sì, forse no. Forse non lo so.
Allora è vero che non sappiamo niente.
Piuttosto dipende dai giorni.
O magari dai mesi.
In questo settembre, sarà perchè mi sembra d'aver capito un pò di cose che non sapevo, o meglio, non volevo sapere, con quel tenere la testa sotto terra come gli struzzi... perchè avevo paura della luce come avevo paura dell'amore, che credevo fosse una cosa che fa obbligatoriamente male...
Sono stata una stupida per troppi anni.
Mi sa che sono stanca d'essere stupida.
Sono stupita adesso più che stupida.
Che poi, ah ah... mi faccio ridere da sola.
Mi ci lascio andare su questo settembre
come fosse il mio letto-cuccia-nicchia.
Scopro che è più facile abbandonarsi
che fare resistenza.
Si rischia meno rischiando che non rischiando.
Ora so che quello che fa male è il dubbio
non la verità.
Anche se è una brutta verità.
Forse perchè è proprio vero che noi che scriviamo, siamo sempre in grado di immaginare il peggio più che ammettere che non sappiamo nulla.

15 settembre 2008

infinite wallace


... che non la farà mai più è certo
chissà se è stato anche divertente.
Pendere da una corda per qualche secondo con la gola che ti si strozza potrebbe anche esserlo, se poi vai a stare meglio di prima...
e a maggior ragione se sei uno scrittore
perchè come diceva Marco Lodoli ieri sera a Piazza Re Di Roma
"fare lo scrittore è un modo per reagire alla realtà che di solito, per chi è sincero, realistico, senza paraocchi, e buon osservatore, è una realtà " non pura". E allora scrivendo ce la riscriviamo e inventiamo come ci pare e ci illudiamo, e sopravviviamo, pur sapendo che stiamo mentendo"
Lasciando perdere " i superficiali" che preferiscono foderarsi gli occhi col prosciutto e i bugiardi che dicono il contrario di quello che sentono, è vero che la realtà non è pura.
Ora, o la si accetta comunque e si è impuri come il 99% degli essermi umani
o si fa come Wallace, che a quanto pare, da scrittore, ha reagito con fin troppa ironia.
Divertente un cazzo.
E' una perdita abissale per tutti noi.
Quando è una talento a scomparire, mi dispiace,
ma per come la penso io, è peggio che se muore un cane per strada.

14 settembre 2008

l'uomo del giorno dopo


A questo punto la bellezza non c'entra più niente.
Forse servì a qualcosa, all'inizio
ma poi è stata dimenticata.
Resta quello che chiamano amore e basta.
Quello che capisci che ci sei dentro perchè ti sei rincoglionito.
E ti piace esserlo, era come se non aspettassi altro che arrivare a sentirti così.
Adesso hai una scusa da sfoderare durante le gaffes.
Puoi anche evitare di bere, che tanto l'effetto è lo stesso e costa meno.
Poi a volte stai male proprio come dopo le sbornie.
Anche di più. E' sto coltello nello stomaco che chiamano gelosia.
La gente col tempo ha dato un nome a tutte le cose, anche a quelle che un nome così definito non potrebbero averlo.
Perchè la verità è sempre di più che qualche definizione kitch, da romanzetto rosa o da pamplet francese.
La verità non si ferma mai alle parole, figuriamoci ad una sola...
Stai in piedi ma pendi, con le mani appoggiate alle tasche per darti un contegno.
A qualcuno puoi sembrare buffo: a quelli che ci sono già passati ma gli è finita male.
Ti è successo e basta. Ti ci sei ritrovato.
Forse nemmeno è dipeso da lei ma solo dal fatto che era al momento giusto nel posto giusto, con gli occhi giusti a guardarti a quel modo.
Poi tu l'hai magari anche un pò sopravvalutata, hai voluto arrenderti a lei, alle sue mani e a tutto il resto.
Succede. Succede a tutti almeno una volta nella vita.
Quelli che invece no, beh, quelli devono avere proprio qualcosa di difettoso a livello lombosacrale.
Perchè è da li che parte tutto.

10 settembre 2008

amarcord


Eccolo,
è fatto come un vocabolario ma è dato alla fantasia degli autori e al loro umore friabile e brioso definire la parola che hanno scelto.
Io, manco a dirlo, ho scelto "amarcord", e ironia della sorte, "n'amarcord piò" (non mi ricordo più) cosa ho scritto perchè è successo troppo tempo fa e ho perso il file nei meandri del computer.
C'era chi gli rimaneva "quel che resta del giorno", invece a me rimane quel che non resta della mia memoria in codesto libro.
Sbuco quasi con imbarazzo in mezzo a nomi verso cui nutro profonda ammirazione: si passa da Andrea Camilleri a Sandro Veronesi, da Erri De Luca a Giancarlo De Cataldo, da Melissa Panariello a Giorgio Faletti, da Paolo Nori a Tiziano Scarpa, passando per Enrico Brizzi, Paolo Giordano, Tullio Avoledo, Lidia Ravera, Domenico Starnone, Camilla Baresani, Giuseppe Genna, Luciana Littizzetto, Michele Serra, Marcello Fois, Diego De Silva e tantissimi altri.
Pubblicato da Fandango Libri, costa diec'euri.

25 agosto 2008

fame di Soprano


E' un pezzo che una delle migliori serie televisive di tutti i tempi
ha chiuso i battenti.
Eppure io me li sogno ancora di notte
quei bei "caratteri"
scritti da penne "brave ragazze".
Ora le sudette penne sono confluite in "Mad men"
ma, mi chiedo io, che fine ha fatto lo scenografo de "I Soprano"?
e il suo entourage di assistenti scenografi cuochi provetti?
Loro erano quelli incaricati a imbandire le numerose tavole
ad ogni puntata.
Perchè se c'era una cosa che ne "I Soprano" si faceva più che
sparare, spacciare e scopar mignottelle russe,
quella era mangiare.
Sempre a fagocitar delizie italoamericane, quelli...
Io, nel periodo in cui mi sono sparata in vena l'intero cofanetto
ho preso 5 chili !
mi facevano venire sempre fame guardandoli!
Ziti e cannelloni,
abbacchi e filetti all'aceto balsamico
pasta e imburrata
o a casa di Carmela o da Satriale's o all' O Vesuvio!
ogni volta, come piovesse cibo dal cielo.
Il cielo del New jersey,
il cielo sopra i Soprano.
A me la fame di loro ancora non è passata,
mentre mi consolo con "Mad men",
supercandidato per il 21 settembre....

25 luglio 2008

sunset limited

(dal numero di agosto 2008 si Satisfiction:)


Non è solo un treno.
E' anche un inedito di Cormac McCarthy.
Uscito due settimane fa. Va letto in un fiato.
E' un dialogo a due. Sembra scritto per il teatro.
Invece è un romanzo o qualcosa di simile.
Meglio: un romanzo in forma drammatica. Come suggerisce il sottotitolo. Se per forma drammatica si intende un dramma, il tema del testo è uno dei più indicati.
Ci sono due uomini: uno è bianco e uno è nero. Mica a caso.
Il bianco ha tentato il suicidio cercando di buttarsi sotto al "Sunset Limited".
Il nero l'ha salvato all'ultimo istante, strattonandolo dalle rotaie.
Il bello è che il nero ha fatto anni in galera per omicidio.
I due, in seguito, se ne vanno a casa del nero a bere un caffè. E il caffè che il bianco preferisce è coerentemente amaro.
E parlano della morte.
Troppa roba nera tutta in una volta può fare male?
E parlano di Dio.
Il nero crede, il bianco no. L'omicida cerca di convincere l'altro sull'esistenza di Dio.
Il bianco non cede. E' un professore di scuola, scettico come la carta moschicida appesa ai soffitti. Ed è proprio là che vorrebbe stare anche lui: appeso ad una trave.
Chissà se rimanendo solo in una stanza riuscirebbe magari a non farsi salvare dal primo stronzo che passa.
Dare dello stronzo ad un nero è fin troppo scontato, ma McCarthy riesce a farsi voler bene come sempre, ed è quello di sempre: quello la cui ironia cattiva, cinica, iperbolica piace tanto ai fratelli Coen.
Lo sanno tutti che il loro ultimo film è tratto dal suo omonimo "Non è un paese per vecchi".
Così come tutti dovrebbero sapere che "il sole non splende tutti i giorni sul culo dello stesso cane", come dice il "vecchio" Cormac.
Quello tra il nero e il bianco diventa un interrogatorio.
E' l'accusato di omicidio che fa l'interrogatorio all'ambizioso suicida.
Lo interroga sul senso della vita e sulle cazzate quotidiane. Che più o meno sono la stessa cosa. Roba come mangiare, bere, fare sesso, conoscere gente.
Poi gli domanda se farebbe del male alla gente che vede in metro, così come ne avrebbe fatto a se stesso.
Macchè: il male è roba da élite!
La risposta del bianco professore snob e suicida è perciò: no.
Il giudizio del nero omicida che gli ha salvato la vita è: sei pazzo.
Morale della favola, come si legge nella Bibbia: è la conoscenza che distrugge lo spirito. Ovvero la cultura porta al suicidio.
Non ce l'hanno mica detto, Heminguay e Mishima, cos'è che esattamente "porta i pendolari della vita a infilarsi in un bel cappotto di legno".
Ci prova McCarthy. E grazie tante.

21 luglio 2008

cappotto di legno


Il cappotto di legno
non è soltanto un abito scomodo
ma è come a Napoli chiamano poeticamente la bara.
Il Sunset Limited non è soltanto un treno
è anche il titolo di un libro inedito di Mc Carthy
che parla di omicidi, suicidi e caffè nero.
No, nulla di triste, anzi!
Giovedì sera, 24 luglio 2008, dalle 20 in poi alla libreria-enoteca Flexi
in via Clementina 9 a Roma (Rione Monti)
ci sarà la presentazione della rivista Satisfiction
che si trova nelle librerie Feltrinelli.
Tra le altre cose
l'attore e amico Giorgio Careccia
interpreterà una mia recensione del libro "Limited Sunset" di Cormac Mc Carty.
Per intenderci lo stesso di "Non è un paese per vecchi".
Poi non dite che non ve l'ho detto.

14 luglio 2008

mater matuta


“Le donne italiane hanno una bizarra caratteristica,
in confronto alle donne di altri paesi europei,
che può davvero loro ritorcersi contro.
Parlo dell'assurda capacità di dare ad intendere
di compiere un sacrificio
attraverso il sesso promiscuo.
La frequente voglia di fare l’amore con chi vogliono viene tradotta,
dal comune falso senso del pudore italiano,
in “buttarsi via, farsi del male, essere solo oggetto dell'uomo".
E loro risultano essere "puttane",
ma non nel senso più soddisfacente del termine,
piuttosto nel senso di martiri!
E solo come martiri si salvano la faccia
nei confronti della loro ipocrita società!
Bella scusa! Ma pericoloso espediente!
Finiscono per crederci anch’esse e rimangono vittime del loro stesso bisogno di espiare il falso pudore e salvare una falsa apparenza.
Tutta questa assurda fatica
solo perchè non ammettono
che semplicemente a loro piace molto fare l’amore.
Poverette! proprio non capiscono
che invece quella potrebbe essere la loro migliore via di scampo”

(udito in treno da una donna con accento francese)

12 luglio 2008

regina nera



... e poi eccola, che ritorna ...
stasera a Ostia Antica, nell'anfiteatro,
regnerà nuovamente, Lei,
l'icona indiscussa del gothic dark, da sempre.
Erano anni che non veniva in Italia
ed ecco finalmente
stanotte il cielo ribrillerà sopra Roma.
Saranno stelle nere,
saranno meglio delle solite.
Non si faranno notare per la loro luce
ma per il loro suono.
Siouxsie, è sempre stato talmente facile amarti.

08 luglio 2008

...eppur preferisco Duffy


Sì, indiscutibilmente ha più fascino Amy Winehouse,
trasgressiva, attaccabrighe, autolesionista e ribelle,
bella (dipende dai gusti, comunque carismatica certo) e maledetta,
anoressica e magra come un chiodo (pungente come un chiodo!)
con quella voce tra le spine e il velluto
con quei tatuaggi coraggiosi e arroganti,
(ne ha perfino uno con scritto Cynthia, forse dovrei farmene uno con scritto Amy?)
con quel cognome da "casa del vino" che è tutto un programma!
Eppure io preferisco Duffy,
con quel nome da puffo
con quell'aria "Barbiesca" da fidanzatina d'America,
adatta giusto per la pubblicità del Baby Shampoo Johnson!
Come artista, non le daresti due lire,
a vederla, sembra la brava ragazza che tutte le suocere vorrebbero,
eppure quando ricanta "Piece of my heart" di Janis Joplin fa accapponare la pelle
e tira fuori una voce cartasmerigliata e un piglio cattivo
che a confronto, quello di Amy, è un burro...
e poi diciamoci la verità...
ormai è più difficile, raro, originale e veramente "trasgressivo"
essere brave ragazze, o almeno sembrarlo.
Ormai tutto è stato detto e tutto è stato fatto,
mica siamo negli anni '60 dove faceva fico morire d'overdose.
Adesso si sa, che chi ha le palle, le pere non se le fa,
e che ci vuol più coraggio a prender la vita da lucidi.
Se poi riesci anche ad essere felice,
e non andare in giro a buttarti via, di 'sti tempi, con tutte le ragioni che ci sarebbero,
e se sei un'ottima cantante rock senza bisogno di massacrarti,
beh, allora devi proprio essere un genio!

23 giugno 2008

russiafornication


Spero non vi siate persi quel gioiellino rivoluzionario che è "Californication": la serie meglio scritta degli ultimi tempi.
Se sì, scaricatevela e non siate poltroni solo perchè è finalmente caldo.
Poi c'è L'Italia che ha perso, la Spagna che ha vinto...
ma questo si sapeva, aveva già vinto comunque, in generale e per altri motivi...
vabbè questa Spagna ci giocherà lei con la Russia temeraria.
Vento che soffia dalla steppa, guglie in puro stile barocco staliniano,
varie e diffuse Irine bionde di San Pietroburgo, colbacchi pelosi e falcemartellati,
caviale siberiano e transiberiana: cavò per cuori solitari.
Sì andrò lì in viaggio quest'estate. Deciso.
In treno, zaino e libri grossi.
Avventura! Altro che quella di ieri sera...
Ah! era meglio nascer spagnoli, calcio a parte.

09 giugno 2008

sex and the end


Ero indecisa se andare a vedere questo film.
Sapevo che si sarebbe chiusa un'epoca, sui quei titoli finali.
L'epoca in cui ho sognato, insieme ad altre migliaia di ragazze,
quella New York da bere, brillante come solo i culi di bottiglia ben lucidati della bigiotteria kitch sanno essere.
Però che bella l'illusione.
Quante volte mi sono sfagiolata i 6 magici cofanetti che presuntuosamente spiccano in cima alla mia libreria vintage, proprio tra Pirandello e Kafka.
Nelle sere solitarie, in certi pomeriggi domenicali di pioggia, in alcune notti insonni mi hanno fatto compagnia quelle 4 amiche che tutte vorrebbero avere, proprio perchè così sprezzantemente onnipresenti nel momento del bisogno, come solo le serie televisive sanno essere, più delle persone.
Quante volte ho provato di riadattare il mio armadio a quello di Carrie... dio! quelle magliette e quelle scarpe! riuscire a farsi invidiare con addosso i vestiti da bancarella... forse che le bancarelle di New York però non sono quelle di Roma...
quante volte avrei voluto avere anche io una rubrica su un quotidiano, mi sarei accontentata anche di un "annuale"...
quanti Manhattan ho bevuto anche io con le mie amiche in carne ed ossa, certo più carne che ossa di quelle del film.
Anche ieri sera ero con alcune di loro al cinema, sì alcune di loro, non tutte, perchè per fortuna ne ho più di tre, forse meno onnipresenti ma certo più vere, variegate, sfacciate e sfaccettate e comuni mortali di loro.
La lacrimuccia è spuntata a ognuna di noi durante il film.
E, uscendo dal cinema, fuori c'era ad aspettarci, non un taxi di N.Y,
ma un senso di mancanza, una punta di sofferenza, una specie di rimpianto
come se ci fosse successo di lasciarci scippare stupidamente la borsa.
E invece no... erano gli anni...
sfagiolati in quei cofanetti.

06 giugno 2008

belli cappelli



Le domeniche al mare,
le domeniche approssimative.
Piatti di spaghetti alle vongole a go go
nei ristorantini sulla spiaggia.
I camerieri sorridono diverso quando è domenica.
Sognano il lunedì del mare loro, senza di noi.
Mentre a noi oggi le gambe s'abbronzano,
le schiene si scottano.
Mia madre lo diceva sempre: mettiti la protezione che il sole è malato!
Pure il sole si ammala? da quando in qua?
Da quando anche il mondo...
Avevo un cappello bianco che non ho più.
Vi aveva sorriso accanto un ragazzo.
L'ho dimenticato in quel ristorante in riva al mare dove pranzammo per l'ultima volta.
Me ne andai piangendo, sperando solo nel primo treno che mi avrebbe portato via da lì.
Il cameriere, fui l'unica che non invidiò quel giorno.
Il cameriere a me mi sorrise diverso, più convinto.

01 giugno 2008

bastardi dentro



Era una di quelle notti,
una di quelle certe notti,
che Liga si sarebbe sparato una pippa sul ciglio del fosso
se ci fosse stato.
Il rombo della moto risuonava ancora in fondo a certe orecchie,
c'era chi aveva bevuto troppo
e continuava a sentirlo,
come se l'aria umida che s'appicicca alla pelle
facesse da conduttore perseverante.
Il tempo non lo puoi relegare,
il suono forse sì.
E' per questo che ci innamoriamo di certe canzoni.
Io ripromisi che avrei preso un pulmann la volta dopo.
Sempre se un'altra volta ci fosse stata.
Non ci avrei affatto scommesso, io che scommetto anche quando vedo un capello mentre cade.
Cadrà a destra o a sinistra della testa da cui s'è staccato?
Quante bagianate si pensano la notte
e quante se ne fanno di giorno.
Bisognerebbe legarla certa gente
o chiuderla in certe stanze e buttare la chiave.
Invece no.
Però che peccato che maggio è finito.

27 maggio 2008

come fosse un film...



E' proprio vero:
le facce da bravo ragazzo
stanno spesso appiccicate a teste non altrettanto propense.
Chi lo decide? Dio?
ma questo Dio che film ha visto?
"Gomorra" uber alles.
Aspettando "Il divo".
Nuovo risorgimento italiano...

16 maggio 2008

beautiful brain



Se n'è andato Warren Cowan
e con lui tutto quel beato mondo
che ha vissuto della migliore estetica.
Cervello funzionante
valigette colme di bigliettoni
artisti veri anche se ricchi
(che chi l'ha detto che non si può? forse quelli che ricchi lo sono già in un altro modo)
Frank Sinatra, Shirley McLaine, Paul Newman, Liz Taylor, Steve McQueen, Tony Curtis, Joan Crawford accompagnavano i suoi contratti milionari.
Solo la musica può essere la stessa,
se vogliamo.
Ma quel modo di bucare i palloni gonfiati...
quando mai!

13 maggio 2008

la prima ERA a destra


Anche a Philip K.Dick
sarebbero corsi alcuni brividi sulla schiena
leggendo "Peyton Place".
Io me lo sono letto in tre fiati
durante qualche pomeriggio calabrese.
Tutto il mondo è paese.
Ma solo se si rimane nell'ambito dei paesi.
Si ERA sul finire degli anni '50,
ERA la prima serie televisiva,
cominciava un'ERA,
che poi sarebbe sfociata nei vari Happy Days, Melrose Place, Sex And The City, Dottor House, Disperate Housewife...
A proposito avete visto "Mogli a pezzi" ieri sERA?
Quì è l'italia, il paese... il bel paese,
e Lorenza Indovina è la divina,
la meglio delle 4 attrici che si contendono il piccolo schermo
di questa nostra nuova ERA italiana
che vira a destra e ci vuole bionde.
Perchè gli uomini, si sà, le preferiscono...
ma non sarà come quella vecchia storia dei paesi?
e non sarà che le mezze stagioni non esistono più?
mai è più lampante di quest'anno
che non ha più primavERA...

17 aprile 2008

Tullahoma, Tennessee



Jessica mi aspettava sempre al primo incrocio dopo la Mean Street.
Aveva una Ford scassata degli anni '80, che era stata di suo padre morto di cirrosi.
E aveva il vizio d'indossare un vestito che sembrava rubato ad uno spaventapasseri.
Diceva fosse il più bel vestito del suo armadio.
Era una bella ragazza ma si trascurava, perciò risultava molto peggio di quello che sarebbe potuta essere con un filo di rimmel e un rossetto adatto alla sua pelle di rossa d'origine irlandese.
Quando si usciva, la sera, e si andava in qualche pub di Tullahoma,
per ascoltare un pò di musica da un juke box e magari conoscere qualche ragazzo, lei finiva sempre per ubriacarsi e lamentarsi con frasi come "la vita fa schifo" o roba così e poi prendeva a pugni la gente lì intorno.
Due volte su tre ci cacciavano.
E poi si lamentava di non riuscire a rimorchiare ragazzi.
Di giorno lavoravamo entrambe in un supermercato. E' lì che c'eravamo conosciute.
Io ero appena arrivata dall'Italia e mi mantenevo con quel lavoretto.
Lei invece aveva sempre abitato lì.
Diceva che ero pazza ad aver scelto di venire in quel buco di culo di posto.
Io avevo semplicemente messo un dito sulla cartina del Tennessee e il dito era caduto su Tullahoma.
E come spiegarle che avevo scelto il Tennessee perchè si chiamava come uno scrittore che adoro, quando lei nemmeno sapeva dell'esistenza di quello scrittore?
Jessica non aveva amici, per quello si aggrappò a me.
E io che venivo da lontano e non conoscevo nessuno, per un pò sono stata al gioco.
Poi una sera, forse perchè aveva già preso a pugni mezza città, se la prese con me.
Mi insultò con parole di cui facevo fatica a capire il significato. Era un inglese stretto di quelle zone che io ancora non masticavo.
Avrei potuto lasciar correre, e dar la colpa all'alcool che aveva in corpo, non fosse che ha preso a graffiarmi la faccia con le unghie e a darmi calci e pugni, così all'improvviso, dentro all'abitacolo della sua Ford.
Io ho solo cercato di correre via.
Non volevo farle del male rendendole gli schiaffi.
Dopotutto mi faceva più pena che rabbia.
Il giorno dopo al supermercato non c'era, e non ci fu per un'intera settimana.
Tornò con le labbra rifatte di silicone e una gonna corta che le si vedevano le mutande.
Non mi ha mai più rivolto la parola e io ho fatto altrettanto.
Solo una volta, me la sono ritrovata davanti alla porta del motel dove avevo affittato una stanza.
Aveva piazzato non so come una poltrona davanti alla porta rosa, però non ci si era seduta. Aveva aspettato in piedi che tornassi, con una bottiglia di wisky in mano.
Era sbronza da fare schifo, e aveva del sangue addosso.
Mi disse d'essersi fidanzata con uno di Chattanoga e che era felice.
Che era uno come lei, un passionale d'origine irlandese che non aveva paura delle sue unghie affilate.
Ci teneva a dirmelo, perchè riteneva che in fondo ci fosse una giustizia al mondo.
Dopo quella volta non l'ho mai più vista.
Non so perchè un sacco di volte ho immaginato l'avesse scannato, quel poveraccio d'irlandese, e dopo averlo seppellito se ne fosse scappata in Messico.

ipse dixit:
"Gli americani non sono romantici come i loro film"
(Tennessee Williams, La primavera romana della signora Stone)

04 aprile 2008

sono un clown che si esibisce in un circo che non conosce





Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis Di Bisanzio Gagliardi

01 aprile 2008

30 marzo 2008

notti al mirtillo

questo film è bellissimo
a parte lo stronzo titolo che gli hanno dato in Italia:
"Un bacio romantico"


Come in un film di Wong Kar Wai.
La realtà è il rallenty effimero di un 16 mm sgranato.
Alienata e diafana,
allacciata ai tubi innocenti della mia esistenza.
Nella mente solo "Mourning air" dei Portishead.
I colori sono pigmenti stemperati e coagulati,
impressi nella breve estensione di un inquadratura,
appesi all'arco di questa scenografia, come addobbi.
I movimenti sono balzi e tregue,
tra quiete e strazio.
E' un artificio di visioni deviate.
Labile come immagine in uno specchio,
vive nel dubbio e muta
e nell' istante in cui ne viene spostata l'angolazione,
sparisce.
Esce dalla cornice,
il suo essere scarabocchiato.
Come lacrima da palpebra chiusa,
a stento tentenna.
Non vorrebbe.
In un logorio laconico,
rimane solo la musica che ho dentro.

28 marzo 2008

12/12/1969

A proposito,
un amico che era alla presentazione di Genna, mi scrive:

"e mentre guardavo per l'ultima volta il tuo oggetto del desiderio,
quel giuseppegenna dalle grandi occhiaie grigie,
taglio di capelli austero e scuro in volto,
modesto e gentile, nascosto da un giaccone blu, un prete,
"ancora un prete" avrebbe detto Bunuel
"e manco di campagna",
ho risentito quel tuo "Marcello!"
e allora sì che la pagina si è aperta, altro che imbianchini austriaci"

Che dire se non che un Marcello urlato
a casa mia fa tanto dolce vita, lei e la sua fottuta fontana...
perciò fa tanto negozio della mia cara mamma
e mi dispiace che devo stare lontana dalla sua dolce vita padana...
Fortuna che un paio di occhiaie
mi consola più di una tazza di latte caldo
specie se chi ce le ha
è nato mentre scoppiava una bomba in una piazza
che guarda a caso centra sempre con una cazzo di fontana.

E' la vita che è una fontana,
non la dolce,
non la piazza.
Comunque è assodato,
ho un debole per le occhiaie,
vero Domenico?

il cielo sopra Trastevere


Non ha la voce grossa che ci si aspetterebbe da quel volto scuro di latino d'origine siciliana.
Non stringe gli occhi da severo controllore del mondo quando ascolta gli altri,
ma li sgrana, come fanno i bambini davanti alle gelaterie in estate.
Non è prepotente come i suoi libri.
Non è miserabile come vuol dare d'intendere.
E' il contrario di quello che ti immagini.
Con quell'aria da cameriere cinese
annuisce e inchina il collo leggermente,
ma lo so che finge d'essere dimesso.
Non può essere altrimenti.
Ieri sera la "persona" che incarna Giuseppe Genna
presentava il suo Hitler a Trastevere.
La persona e il suo "non-romanzo".
Il romanziere e la sua "non-persona" riportata ai giorni nostri.
L'orrore e il vuoto descritti come la cronaca di un diario asettico e ascetico.
Ho una sua dedica che serbo con orgoglio, scritta a minutissimi caratteri.
Ha la grafia dei timidi.
Ma non ci credo proprio che lo sia.
Come non credo che quell'aria da cameriere cinese che annuisce
sia farina del suo sacco.
Sono certa che a fidanzarsi con le attrici (lui lo è con Federica Restani) poi si finisca a recitare per stare al passo
anche se non si è mai neppure lontanamente mai pensato
di fare l'attore.
Mi piace immaginarlo quando litiga con la fidanzata
con un'aria da parvenu che si cuce addosso per l'occasione
come un cappotto di cachemire
della migliore sartoria italiana.
Lui che fa parte di un'altra migliore categoria:
quella della narartiva italiana.
Classe 69.
La classe non è acqua, eh no...
anche se ieri sera su di noi ne pioveva a catinelle.
Non era solo quella che cadeva dal cielo sopra Trastevere
era la classe di Genna
che adesso posso dirlo:
altro che cameriere cinese,
piuttosto un barone che non è rampante
ma la cui nobiltà trapela dalle spalle che nonostante siano incurvate
celano ali pronte a far spiccare il volo,
ma non a lui, a te.

26 marzo 2008




Coi "Gogol Bordello"
Ocio Burdela !
la budella balla
la Bomoll vacilla
ma che bello!

21 marzo 2008


Non è un film per cosacchi
dal passo nello stivale.
Insomma non è per chi ascolta musica ballando.
Ma è Miles Davis in bianco e nero,
Musica bella anche per gli stonati.
Era il 1958,
era la Francia di Malle.
Era prima della rivoluzione.
Il romanzo da cui è tratto questo film lo si trova solo usato.
Ci vorrebbe un remake.
Ma chi potrebbe entrare nei panni della Moreau
senza che le stiano stretti?
Tempi moderni,
tempi da giacche e cravatte portate tanto per fare.
Tempi di gonne strette e tacchi che si spezzano.
No, non ci sono più le scarpe di una volta.

19 marzo 2008

Aemilia, terra di frontiera



"...sei riuscita attraverso lacrime e sangue a creare un romanzo metafisico che trascende materia dopo materia, persona dopo persona su su fino al mistero di quel territorio coagulatosi nei vasi sanguigni generati da quella secolare aorta che è la Via Aemilia... una frontiera, e non un confine, dove il nord tecnologico e il sud musicale si baciano e tanti enzoferrari e giuseppeverdi ballano il liscio, occhi negli occhi, al centro della piazza porticata..nell'aria il suono di un'orchestrina di fisarmoniche e pistoni ... e dove la donna assume un ruolo forte e di equilibrio nella mitologia della sdora... e il suo ventre è forse il vero confine, entro cui Mondi diversi che escono improvvisi dall'aldilà delle nebbie, placano i loro conflitti..."

Non ho resistito a riportare qui un commento a parer mio bellissimo sul mio romanzo, ma se a dirlo è un artista come Luigi Serafini, c'è da inchinarsi, e sono la prima io.

15 marzo 2008


E Franti rise.
Quando morì il re.
Chi se lo ricorda?
In "Cuore" tutti.
Mentre i Franti di "Luna nera" e de "Il giardino delle 15 pietre" forse in meno.
Erano bravi, cazzo, musicalmente diversi da tutti gli altri di allora.
Non ho idea di dove siano finiti.
Ero una ragazzina quando un tipo con cui ci innamorammo anche, ma che ormai non c'è più, mi regalò una musicassetta malconcia che aveva trovato dentro ad uno stereo che aveva rubato.
Si chiamava Leo. Aveva gli occhi verde Heineken.
Io occhi così brillanti non ne ho più visti,
fosse anche quello che "si faceva" a renderglieli così.
Era bello quanto pazzo.
Lui, che poi l'hanno tristemente ammazzato,
potrebbe essere anche il corrispettivo maschile della protagonista della canzone dei Baustelle "La guerra è finita".

Sì, sembra scritta anche per lui, che era così. Anzi, molto peggio, in realtà.
Però a me, dopo tanti anni, continuano a ricordarmelo di più i Franti.
"A suivre": piango tutt'ora quando la ascolto.
Per fortuna ho ritrovato tutto in e-mule...
perchè quella vecchia musicassetta
l'ho talmente ascoltata e riascoltata che si è completamente smagnetizzata.
O forse è stato solo il tempo che è passato
a cancellare la musica di quel nastro...
come invece non è stato il tempo a cancellare Leo "occhi Heineken",
ma le sprangate in testa di qualcuno che tra troppo poco uscirà di galera.
Lui, il più Franti di tutti.
Che rise mentre uccideva.

25 febbraio 2008

Diablo, ma non la Lamborghini...



... sì, sentirti spezzare il fiato con cui canti le radici,
mentre allunghi le mani verso il resto,
restituirti i piccoli morsi gettandoti il cuore in gola,
mentre ridi a squarciagola
io ciccando per terra che è l'una passata
e nell'auto mi sembra di essere solo
perché tu non parli con me
ti sei addormentata non appena tu sei salita
dopo il ballo domenica sera è sempre così.
(grazie a Stefano)


e dopo la notte passata a vedere gli Oscar su Sky
in coma, stavolta non etilico ma cinefilo,
gioisco per la migliore statuetta:
quella a Diablo Cody !

20 febbraio 2008



Giocavo con un idea.
Vabbè che ero un ragazzino. Ma continuava a tormentarmi il bisogno di riscattarmi dalla mia colpa. Avevo tradito la fiducia di mio padre aprendo il cassetto della sua scrivania e in una qualche maniera dovevo espiare.
I preti del collegio che frequentavo ci obbligavano a pregare in ginocchio sulle scale del refettorio, tutti i giorni.
Ma non mi bastava.
Un giorno scaraventai giù dalla finestra della scuola la mia collezione di figurine rarissime, dopo che Riccardo Isoardi si era vantato in classe d’avere la stessa collezione ma già completa:
Lui capì che sarei potuto diventare uno dei miei migliori amici.
Si avvicinai a me e mi dissi:
- Devo ammetterlo, ho ammirato la tua azione. Hai coraggio. Forse io non ce l’avrei fatta a sbarazzarmi delle figurine a quel modo.
Io confessai:
- L’ho fatto solo perché non sopporto che qualcuno che possiede la stessa cosa che ho io. Uno dei due doveva non possederle più. Mi sta bene che sia io.

12 febbraio 2008

GOD-FELLatio



Quei bravi ragazzi.
Gli ultimi fuochi dell'immaginazione spontanea.
Gente che ha fatto dell'elocutio la propria ragione di vita.
Che ha saputo morire degnamente per essa.
Altro che per le ideologie.
A che serve un nichelino? A fare cinema, disse Pinter.
A metterselo in tasca e farlo tintinnare ad oltranza, direbbe Kazan.
A pagarci una puttanella da due soldi, direbbe Miller.
A cosa servono gli uomini?
A permetter di inventarci sopra le storie.
Le donne?
A star tra gli uomini e le storie.
A cosa serve il cinema?
A sopravvivere.
E a far tintinnar nichelini in tasca e a ballar le puttanelle.

11 febbraio 2008

69



Appena Corrado se ne fu andato, lei mise sul piatto un disco moderno. Qualcosa che non c’entrava nulla con l’atmosfera rigorosissima della serata. Era un successo del Sanremo di quell’anno, “Ma che freddo fa” di Nada.
Riccardo era seduto sul dondolo e la guardava turpe.
Succedeva solo quando rimanevano soli, che lui avesse quegli occhi per lei.
“Ma che freddo fa”: il titolo di quella canzone, gridato da Olimpia lì accanto ai falò, non aveva proprio senso. Riccardo storceva la bocca. Era ubriaco.
C’era da farla stare zitta, Olimpia, c’era da tapparle la bocca.
“Cos’è la vita senza l’amore?”
Doveva tacere Olimpia, così lo provocava.
“Questa vità cos’è, se manchi tu?
Provocava un uomo ubriaco.
“Non mi ami più? Che freddo fa”
E provocava se stessa,là dove la spudoratezza è in grado di affondare nelle viscere più intime.
C’era il capanno degli attrezzi del giardino, poco distante. La porta di legno si chiudeva con un catenaccio grezzo ma robusto.
Il tavolo di legno era sgombro per oltre metà della sua superficie, ed era grande. Era grande abbastanza per sostenere entrambi i loro corpi.
- Questa è la notte perfetta.
Lei forse ci credeva davvero a quello che diceva, nel delirio.
Ma lui dubitava fosse solo un modo per legittimare una porcheria.
Era la donna di Corrado. Era la futura moglie del suo migliore amico.
Sapeva d’avere maggiori privilegi di lui, nei suoi confronti, eppure… ecco: c’era un eppure di troppo.
Lo sciolsero, quell’eppure.
Poi lo nascosero.

09 febbraio 2008

rien ne va plus


E' ufficiale.
E' stata un'overdose di eroina ad uccidere Brad Renfro, l'altra notte a Los Angeles.
Il ragazzo maledetto del cinema americano,
anzi, uno come tanti.
Ne sfornano a bizzeffe di maledetti, 'sti americani.
Nessuno è bravo come loro.
A certe zone del mondo tocca sempre il meglio,
a certe altre la merda.
America, tu sei certo nella prima categoria,
ma riesci ad avere sulla coscienza lo stesso sangue delle terre che spalano merda a tonnellate.

08 febbraio 2008



Ora ripensava al pavimento a quadri bianco e nero.
Una volta ce n’era uno uguale al suo paese, nel refettorio della scuola elementare.
Si divertiva con gli altri bambini a saltare senza pestare le mattonelle del colore opposto a quello scelto.
Era peccato mortale pestare il nero se si era scelto il colore bianco.
E viceversa.
Ora pensava al peccato mortale.
A quanto fosse un gioco, da bambini,
e a quanto fosse imprudente ma seducente adesso, grazie a quella donna.
Si trattava comunque di qualcosa di piacevole,
al contrario di quello che gli dicevano proprio quelli che poi l’hanno condannato.
E si trattava comunque di stare da una parte o dall’altra.
Il bianco e il nero.
Lui era di certo il bianco.
Il nero era lei.
Nero come la notte in cui l’aveva incontrata,
nero come i suoi occhi e i suoi capelli,
nero come il suo cuore,
che faceva sanguinare quello degli altri.
Ma di rosso...

06 febbraio 2008

Satan's Pilgrims



Essere a Napoli e camminare per strada una sera come mille altre.
Qualche carta da 50 euro cade dalla borsetta fighetta di una mia amica ricca.
Non ce ne accorgiamo.
Dopo un pò una Vespa con su due ragazzi ci segue e ci suona il clacson.
Noi pensiamo: "i soliti provoloni".
E invece quei due ci rincorrono per ridarci i soldi che hanno visto cadere dietro di noi.
Pazzesco. Anche questa sa essere Napoli.
La Napoli di cui non si parla nei telegiornali, anzi.
La Napoli che per fortuna mi piace.

E se vi capita scaricatevi "The Godfather" dei Satan's Pilgrims.
Sentita al "Micca Club".
Questa invece è la Roma che mi piace.

29 gennaio 2008

Dexter, che nelle foto sorrideva


In quella sublimità creativa che è la serie televisiva "Dexter",
precisamente alla quarta puntata della prima stagione,
il padre dice al figlio (un giovanissimo Dexter)
di quanto sia importante sorridere nelle fotografie
per dimostrare che si è felici
e che si fa parte di una bella famiglia.
Quando il figlio ribatte che lui di sorridere non è ha voglia
perchè non si sente nè felice nè facente davvero parte di una famiglia,
il padre (adottivo) ribatte:
"Devi fingere Dexter!
questo è il segreto: fingere!"

Probabilmente sta davvero qui il segreto di un'apparente vita felice:
sorridere nelle foto, anche per finta.
Solamente quelle rimangono a testimoniare la nostra "presunta" felicità.
E Alice lo sa.
Lei sa, quello che Ester invece non ha capito mai.

Mentre io so che, da quando vedo Dexter,
tutte le mattine, dopo colazione, uso il filo interdentale.
Proprio come fa lui nei titoli iniziali.

Un sorriso, anche se falso,
è meglio senza quegli antiestetici pezzetti di cibo tra i denti.

23 gennaio 2008

Rahil on the rail...



Un tv on line inglese ha messo il mio film in internet.
Diviso in 9 capitoli per far sì che lo si possa vedere tutto, ma un pezzo per volta.
Se vi interessa lo trovate qui. Purtroppo è con i sottotitoli in inglese.
Sarà perchè io odio i sottotitoli...
Ma siccome sono stranieri quelli che stanno promuovendo il mio film...
va da sè...

http://www.blinkbox.com/Movies/1052/Rahils-Secret.aspx

15 gennaio 2008



Maila Murni
da quel nome che ricorda anche Murnau...
oggi se ne va.
Rimane l'alone assoluto
che ispirò Mortisia della famiglia Addams.
Rimangono i suoi abiti con gli spacchi
su cosce bianche e retate
che hanno provato a contenere
la sua estrema bellezza
e ora sotto rete
guizza come un pesce catturato dalla morte
lei che della morte si nutrì.
E' la vita che uccide, infatti,
non l'atto del trapasso che di per sé
è solo una conseguenza del finire.
Ma davvero può finire qualcosa che è stato così perfetto?
No, a parer mio no.
Maila vive e lotta con noi.

07 gennaio 2008


Al centro dei tavoli dei veri ristoranti cinesi
ci sono dei buchi che s'infiammano per lasciare bollire pietanze a base di tofu
mentre tv satellitari mandano una sorta di "Saranno Famosi" con gli occhi a mandorla.
Ce n'è uno così, in una traversa di via Principe Amedeo a Roma.
Se non sapete dov'è non lo troverete,
sfido chiunque. Da fuori sembra una casa e basta.
però se ci riuscite là dentro potreste incontrare gli unici occidentali che lo frequentano:
sono Al Madonna e Nic Baldoni che fumano come turchi senza esserlo,
bevono grappe dai nomi esotici come "Kamasutra" o "Busby Berkeley Bomb"
e sciorinano deja-vu per vivere meglio con le parole scritte.
Io non lo so perchè
ma quando sono in compagnia di Al e Nic
le mie scarpe rosse hanno più voglia di ballare
e le coreografie Berkeleyane dei film "Gold Digger 1933" e "1935"
non sono più solo un sogno in bianco e nero,
ma qualcosa di estremamente bello
che assomiglia alla musica dei Gothic Archies.
E si può anche ballare
sui tavoli di quei ristoranti cinesi
se si sta ben attenti alle fiamme.