28 luglio 2006


Ogni tanto lo vedono passare.
Lavora serio del suo lavoro di tassista. Sovrappensiero.
In città. Di notte.
Chiede di fare il turno notturno, Alberto.
Sembra voglia vivere solo di buio.
Quando la maggior parte della gente dorme nei loro letti, nelle loro case.
Nello loro notti. Appagate, di gente che vive la quotidianità diurna.
Quotidianità che sono diverse dalle sue.
Quando le strade sono semivuote.
Quando si respira una Bologna diversa.
Più vera, con dentro la vita vera, quella vissuta da pochissimi.
E dentro il suo taxi vive la vita vera dei rari.
Perchè la sua, senza Ester, vita non è più.

27 luglio 2006

SIAMO SOLO NOI


Tornando a Modena.
Siamo solo noi, che tra demonio e santità è lo stesso basta che ci sia posto.
Tigelle, tortellini, grana padano, rane, bollito, maiale.
Vasco, si chiamava così anche il bagnino di Riccione dove andavamo al mare da piccole.
Io ed Ester.
Ester senza calcio nelle ossa.
Ester all'ombra del mare.
Vasco, che poi era anche uno delle nostre parti che cantava canzoni che andavano di moda.
Vasco, che ce l'abbiamo comunque nel DNA,
e anche se non ascoltiamo propriamente quel genere
gli vogliamo bene come si vuole bene ad uno zio.
Lo zio di Zocca.

26 luglio 2006

GIOVANNA s'anNOIAva


Giovanna forse s'annoiava con solo il cinema e prese a dipingere tele.
Da quando lo fa è più felice, e in questa foto insieme ad Alice, l'allegria pare contagiosa.
Ester invece sta chiusa "in cantina " in questi giorni, lei e il suo soffitto basso.
Questa è sua, di Giovanna:
Lasciate in pace, per favore,
il pittore. Non gli chiedete nulla.
Non gli mettete, per favore, le mani addosso.
Non gli frugate nelle tasche.
Hai preso pezzi d'anima
li hai tagliati a fette
ne hai raccolto il sangue in una bacinella di plastica
e lo hai buttato su del cotone bianco.
Hai preso notti con la gastrite
hai preso un dolore antico
un pianto in un angolo di quando eri bambino
hai preso tua madre e tuo padre
hai preso il freddo
hai preso tutto quello che non capisci
e lo hai buttato su del cotone bianco
hai fatto questo
per poi trovarti a un vernissage
con una faccia con gli occhi lessi
da cefalo
che tracanna vino
e ti chiede
'ma perchè sono così tristi questi quadri? sei tanto ‘na bella ragazza'
'ma perchè c'hai messo un orologio sotto l' albero? che vuol di'?'
e una bocca che mastica
aperta
che ti dice
che carino
troppo bellino
che carino che carino
Lasciate in pace, per favore,
il pittore. Non gli chiedete nulla.
Non gli mettete, per favore, le mani addosso.
Non gli frugate nelle tasche.
Le domande, per favore,
fatele ai mercanti,
ai critici che sanno dare 'senso' e univoche spiegazioni.
I pittori lasciateli da soli con le loro bacinelle di plastica
e non usate, per favore, l'aggettivo 'carino'

25 luglio 2006

gli abbracci di troppo



La pioggia di Singin' in the rain senza Gene Kelly e nemmeno i ragazzi d' Arancia Meccanica..
Ieri sera a Roma pioveva, dopo più di un mese che non lo faceva.
Forte più che altrove su Ponte Milvio.
La presentazione del libro è stata rimandata.
Ad una data da destinarsi a fine agosto.
Ester aveva al collo il ciondolo con su scritto il nome di Alice.
Aveva voglia di essere confusa con lei ieri sera. Quando Giovanna, che dipinge, ha portato le gemelle a casa di Francesco, che è musicante, e di Tara, la sua moglie americana, a tutti Ester ha detto di chiamarsi Alice. E tutti c'hanno creduto.
Risuonavano bassi, chitarre, la voce torinese bella e profonda di Stefano, come un Amen. Anche se Dio ieri non era invitato.
Tutti cercavano un alito di vento in terrazzo, o una bottiglia di vino in frigorifero.
Poi hanno suonato alcuni esponenti degli Inti-Illimani. Hanno commosso tutti con le loro canzoni in uno spagnolo come di pianto. Saranno anche venerdì a Capannelle con Daniele Silvestri.
Alla fine, quando la gente se ne è andata, sono rimaste Alice a strimpellare un basso e Ester a sospirare una canzone dei Dead Can Dance.
E nei parcheggi sotto casa c'è stato chi c'ha messo molto a decidersi di partire, perduto in qualche abbraccio di troppo.

22 luglio 2006

18 luglio 2006

LEGGERE CONTAMINAZIONI



Alice ed Ester ritornano a Roma, dopo essere state leggermente contaminate.
Tornando leggono "Il quinto passo è l'addio" di Sergio Atzeni.
Mentre di "Lei che nelle foto non sorrideva" la presentazione è stata vissuta come una favola.
Luca Sorrentino ha commentato, Senio G.B. Mattena ha letto.
C'erano anche Marcello Fois e Licia Troisi.
Tra il pubblico Tiziana ha detto: grazie per quello che mi hai dato stasera.
Ester e Alice erano in un limbo di sogno.
La Sardegna le ha fatte sue, con la cortesia, coi profumi e col mare lucidissimo.
Coi suoi viottoli cagliaritani nella sera, e Gesturi sotto un sole di zinco, il giorno dopo.
Quella villa, nel cuore della Sardegna, di una contessa di cui non ricordano nemmeno uno dei 4 cognomi.
Quella notte in cui Ester si è perduta tra le pietre del giardino.
Alice dormiva, Ester no.
Occhi d'origini aragonesi, hanno catturato la sua bocca e un pò il cuore ancora sanguinante, per colpa di altri occhi. Occhi del nord. Di un cattivo nord.
Perciò, balsamo non sugli occhi, ma fatto di occhi.
Cuore imbibito di Jchnusa, birra sarda, croce (quattro mori bendati) e delizia.
Le loro gonne appese al bandone del letto ottocentesco.
Il peluche dell'elefante in valigia, intoccabile.
Lo Xanax, lo ha preso solo Alice.
Ester ha danzato su ali non sue, ma ha danzato.
Sardegna: bramosia della terra, bontà dei gesti, lume nelle menti.
Leggere contaminazioni.
Che però sanno diventare, non pesanti, profonde.

Grazie Sardegna. Grazie Saverio. Un bacio al piccolo Riccardo.

12 luglio 2006




Ester e Alice stanno mettendo nella valigia qualche vestito estivo.
Tre paia di mutande, due spazzolini e una boccetta di Xanax.
Ester porterà il suo elefante di pelouche da cui non si separa mai.
Domani partono.
Prendono un treno Roma - Civitavecchia e poi la nave per Cagliari.
La nave perchè Alice ha paura dell'aereo.
Ester non ha pura della morte.
Alice sì, da morire.
Non sarà una vacanza in Sardegna, no.
Loro in vacanza vanno solo in Nord Europa.
Portano loro stesse e il libro in cui stanno dentro ad una rassegna letteraria, sabato sera.
Via mare.

10 luglio 2006



Ad Ester sarebbe importato ben poco della vittoria dell'Italia al mundial.
Lei il calcio non lo guardava mai.
Gli unici calci che conosceva erano quelli che le dava Alice.

Alice invece si sarebbe vista volentieri la partita insieme a suo padre, se ancora fosse al mondo, e avrebbero certo appeso una bandiera italiana fuori dal balcone, e l'avrebbero staccata a fine partita per andarci in giro suonando il clacson della macchina attraversando i paesini tra Bologna e Modena.
Lei avrebbe stretto il tricolore con un orgoglio più dettato dalla voglia di urlare che da altro.
E nell'auto i Dead Kennedys a tutto volume.
Come ai vecchi tempi.
Come quando durante l'altra vittoria del 1982, il padre le caricò entrambe, Ester e Alice che avevano 5 anni, e le portò in gelateria regalando loro due coni al gusto di pistacchio, panna e fragola.
Ester il gelato lo buttò fuori dal finestrino.

Alice ieri sera la partita se l'è vista da sola.
La madre era chiusa nella sua stanza.
Poi è uscita con la vecchia Panda rossa del padre e ha pianto guidando, senza musica e senza bandiere.
Nessuno saprà mai se di gioia o che.