10 gennaio 2017

L'importante era saper ballare

New York è quel tipo di città che da sempre mi fa sentire più me stessa che altrove.
Non lo so perché.
Anzi sì che lo so: ci ho vissuto tanto tempo fa, negli anni 30, e facevo la ballerina di tip tap.
E me ne andavo ad Atlantic City a giocare parte del mio ridicolo stipendio, al casinò.
Andavo col treno, un treno lento e che mi faceva la pelle grigia di carbone.
Se ho mai vinto le volte che andavo laggiù?
Vincevo anche solo il fatto d'essere libera di andarci da sola, che a quei tempi non ce n'erano mica tante come me, senza padre o fidanzato o marito ad accompagnarle.
Io avevo un gatto, va bene? Avevo un gatto che mi dava e cui davo l'affetto che necessita per sentirsi a posto. Un povero gatto nero spelacchiato trovato nell'East Village, che lo volevano scannare dei ragazzini per gioco. E io l'ho preso e me lo sono portato a casa e l'ho infilato nel terrazzino.
- Caga finchè vuoi, basta che la fai lì fuori.
E la merda cadeva di sotto in strada, dalla grata antincendio.
Per farla breve mi sembra ieri che ero là a fare tutte queste cose.
A casa mia, ecco perché mi ci sento a mio agio, perché c'ho già vissuto, e più a lungo di questa vita qua che sto vivendo adesso.
Let's dance tip tap, che sono bravissima e a scuola non ci sono mai andata.
Capito perché?