31 maggio 2011

E pace in terra ai registi di buona volontà



"Et in terra pax" è un film che è uscito lo stesso week end del mio e mi ha colpito enormemente. A volte sarebbe bello se a scrivere di cinema non fossero solo i critici ma i registi, parlando degli altri registi...

Questo è un film necessario. Vedetelo e consolatevi, perché voi non farete mai quella fine lì. Perché voi che andate a vedere questo film fate certo parte di un altro mondo, però è giusto che sappiate com’è fatto questo. Questo film è proprio per voi, che amate il cinema, pur essendo la storia di quelli che al cinema non ci vanno e “manco je ne frega ‘na cippa”.
E’ un vero peccato che questo film sia distribuito in sole 3 copie, tra Roma e Latina, come se la lingua dei personaggi fosse una discriminante perché, Corviale a parte - abilmente scelto come location del film per la “bellezza” scenografica - questa è in realtà la storia di tutte le periferie dell’anima.
Per questo, vedendo “Et in Terra Pax”, possono saltare alla mente altre terre come quelle de “L’odio”, “Gomorra”, “Mamma Roma”, “City of God,”, “Made in Britain” e di un certo documentarismo sociale.
E’ vero che in queste periferie non succede nient’altro che quello che si vede in questo film, specie se si sta tutto il tempo seduti su una panchina, lasciandosi scorrere la vita addosso, “spingendo” più volentieri la roba che la propria esistenza.
Ma sono piuttosto situazioni dell’anima, più che luoghi veri e propri, per questo sono certa, da regista, che la scelta del Corviale, è stata dettata solo da esigenze artistiche, e che i registi Botrugno e Coluccini non avrebbero mai la pretesa di sostenere che lì non c’è nessuna via d’uscita, (no, perchè se gli togli pure la speranza a quelli che vivono lì, tanto vale spacciargli pure le corde con cui impiccarsi oltre che le varie polveri).
Grazie ad un cielo che può essere uguale per tutti, al contrario della terra, c’è chi, come Sonia, può riscattarsi avendo già pagato a duro prezzo il fatto di essere diversa dagli altri. Lei è l’unica che desidera qualcosa in più. Gli occhi che ha lei, nel finale del film, quando guarda fuori dalla finestra del serpente di cemento in cui è rinchiusa, sono quelli di chi è in grado di intravedere oltre la piattezza del quotidiano, un domani. Probabile o no che sia, è già molto provare a crederci, quando si è stati stuprati “dentro” come lei.
Magnifici gli attori e le attrici di questo film. C’è un cast sublime. Belle facce, che sembrano prese veramente dalla strada, di un’amenità disarmante. Bravi e brave, per la naturalezza recitativa che non si sfibra, come sarebbe potuto accadere in un film del genere. Prendiamo nota dei loro nomi, ricordiamoceli, anche se nessuno di loro è un “famoso” da botteghino. Questi “bravi ragazzi” sono in grado di passare magistralmente dall’ ironia coatta e spicciola a monologhi anarchici sul senso della vita, e dalla tragedia greca più antica a quella contemporanea.
E’ proprio negli attori che c’è la maggior parte del sottotesto del film, quello che non è stato scritto in una sceneggiatura certo volutamente molto scarna. Qui è tutto il resto che conta. Se ci sono film che si possono permettere di non scrivere tutto sulla carta, sono proprio questi, dove la regia già matura non scade nei virtuosismi inopportuni frequenti delle opere prime, la fotografia girata in Red è “altissima” e fa davvero venir voglia d’abbandonare una volta per tutte la pellicola, e la musica classica, che sta sempre bene ovunque, tantopiù qui, completano il senso dell’opera.
Perché questo, ancor prima di un film è un’opera degna di questo nome.

05 maggio 2011

Esce... ed è come partorire gemelle, che però non sono come quelle del libro...


Ed eccolo il 27 maggio, sempre meno come un miraggio e sempre più come un giorno vero in carne ed ossa prende forma.
Sarà un venerdì quasi d'estate, con la gente che esce e va ai chioschi di gelato e organizza d'andare alle spiagge, la domenica.
Per tutti sarà un venerdì come tanti altri, per me no.
Partorirò sta nuova creatura, a cui voglio già bene, anche se ancora non ha visto la luce, ma l'ho vista io sterminate volte all'ecografia....
C'è voluto tanto, troppo, per fare questo secondo figlio.
Che nel frattempo se ne sarebbero fatti due.
Ma mia nonna, che ne ha fatti nove, e diceva che era facile, come faceva a parlare così?
Le donne d'altri tempi erano davvero di tempra tosta.
Io ho sempre preso mia nonna come donna esemplare. Lei che era della stessa terra di Alfonsina Strada, donna temeraria, in quel mondo solitamente per uomini.
Mi auguro solo che a questo bambino qualcuno voglia bene, che sia schiaffegiato, sì, all'uscita, come si fa con tutti, ma che poi possa respirare, piangere e infine alzarsi in piedi e camminare con gambe sue.
E io rimango qui, donna da gravidanze cinematografiche, aspettando di concepire il prossimo... perchè sì, come mia nonna, vorrei tanti figli...