20 febbraio 2008



Giocavo con un idea.
Vabbè che ero un ragazzino. Ma continuava a tormentarmi il bisogno di riscattarmi dalla mia colpa. Avevo tradito la fiducia di mio padre aprendo il cassetto della sua scrivania e in una qualche maniera dovevo espiare.
I preti del collegio che frequentavo ci obbligavano a pregare in ginocchio sulle scale del refettorio, tutti i giorni.
Ma non mi bastava.
Un giorno scaraventai giù dalla finestra della scuola la mia collezione di figurine rarissime, dopo che Riccardo Isoardi si era vantato in classe d’avere la stessa collezione ma già completa:
Lui capì che sarei potuto diventare uno dei miei migliori amici.
Si avvicinai a me e mi dissi:
- Devo ammetterlo, ho ammirato la tua azione. Hai coraggio. Forse io non ce l’avrei fatta a sbarazzarmi delle figurine a quel modo.
Io confessai:
- L’ho fatto solo perché non sopporto che qualcuno che possiede la stessa cosa che ho io. Uno dei due doveva non possederle più. Mi sta bene che sia io.