21 agosto 2006

TORNODATORINO


Torno da Torino.
Dopo quei giorni che vengono definiti, dalla gente che crede nelle vacanze, "di metà agosto".
Leggo un Fruttero & Lucentini che definisce questa città "pericolosamente mascherata, non affatto sobria e diffidente. Anzi. E' la più pronta a captare il "Male" da ogni angolo della terra e la sua funzione è di spargelo in giro per il resto della penisola".
Sarà, eppure io mi ci sono trovata così "Bene".
Ma forse perchè, come dice Camillo Langone, io sono "una di quelle cattive".
"Nient'altro, in fondo, pretendeva da te la città, che poi, una volta fatta la burbera tara del creato, stabilito il peso netto tuo e dell'universo, ti spalancava, se volevi profittarne, i suoi infiniti, deliranti spacchi prospettici".
Ascolto il cd di un amico musicista
che ha un nome che sembra una preghiera, Stefano Amen,
e che a Torino "mi ha prestato" la sua casa.
"Quale dormirsi sul pullman" canta lui,
proprio a me che mi addormentavo sui tram tornando a casa,
dopo aver sognato gli anni '30 al parco del Valentino sotto la pioggia di Ferragosto,
con uno swing da proibizionismo americano nell'aria
e il contrabbasso di Marco, al secolo Piccirillo, anche mio "cicerone" nella desolatezza perfetta di una Torino estiva.
Perfetta per il mio prossimo romanzo.
Quello che sto scrivendo.
Sì, Torino strega.
Però stasera devo accompagnare Ester e Alice a Modena.
Voglio assolutamente andare a bere con loro il Lambrusco di Sorbara al Caffé Giusti,
nei nuovi bicchieri col gambo di cristallo rosa.