02 agosto 2006

26 ANNI DOPO: SBOLOGNA


"Così passeggio nella mia città e penso a quella volta.
La città è Bologna e la volta è quando ci hanno messo la bomba."
COME NON DOVEVA ESSERE.
UN BRUTTO NON-RICORDO.
LA RABBIA, COME UNA CONDANNA.
L'IRRISOLTO TERRORE.
"Non mi voltai.
Mi venne solo da guardare il cielo.
Era blu e limpido.
Con la mia manina ancora umida del sudore della mano di mia madre, per quanto mi aveva stretto forte in quella mattina d’agosto, provai a sentire se c’era qualche goccia di pioggia.
Niente.
Non capivo.
Che razza di temporale, senza pioggia, un solo tuono e il cielo blu…
Ed ecco che il naso mi si riempì di polvere, la gola di tosse, gli occhi di lacrime e non ricordai più nulla per anni.
Nemmeno il nome dei miei veri genitori.
Perché ero arrabbiata con loro.
Perché erano voluti andare al mare senza di me e per sempre.
Ti hanno “sbolognata”, disse mia zia, quella che divenne la mia nuova madre."