16 dicembre 2011

soffitte e cappelli, e forse la luna


A tutti quelli che ti hanno detto che con quella faccia dovevi fare l'attrice
ribadisci che ci vuole troppo desiderio per essere dediti a quella grande follia.
Non ti interessa poter essere qualcun'altro, qualcos'altro.
Non c'è nulla da fare, preferisci starne al di fuori.
Non ti piace essere guardata, preferisci guardare.
Non ti piace essere ascoltata, preferisci ascoltare.
Esistesse un luogo dove è possibile poter guardare il mondo
senza starci troppo in mezzo, ci andresti.
Tipo una soffitta, al sesto piano di un palazzo abbastanza antico da poter avere sei piani, e da lì vedere la luna. La luna che ti ricorda quella canzone.
"Alice guarda i gatti..."
Certa gente ama i gatti perchè non può reggere la fedeltà dei cani.
Gli uomini si dividono in cani e gatti,
ma loro non sanno da che parte stanno.
Lo sa solo chi li vede da fuori.
Da chi li sa ascoltare. Come fai tu.
Io sogno di scrivere un romanzo gotico, con te come protagonista,
e di dedicartelo, ragazza che ami gli uomini col cappello.

15 dicembre 2011

tremate tremate le gemelle son tornate



Un pò più cattive, perchè meno tagliate.
E, detto di Ester, sembra un eufemismo.
Nella versione digitale del romanzo su Kindle di Amazon, eccole.
Alice con la sua arroganza, Ester con la sua ambiguità.
E' un esperimento.
E' un dovere verso i lettori che mi hanno scritto dicendo di cercarlo in libreria e on-line, senza trovarlo.
Sì perchè il romanzo pubblicato da Fazi Editore nel 2006 è esaurito e contemporaneamente i diritti sono tornati a me.
Ho pensato di rispolverare la versione integrale. Con 50 pagine in più.
Senza i tagli dell'editor della casa editrice di quei tempi.
Era Massimiliano Governi, persona meravigliosa e bella testa.
Lui fece un lavoro sublime ma sentivo la necessità di pubblicare qualcosa di diverso da ciò che già uscì in libreria.
Perciò eccolo, per voi, in Kindle Amazon.

30 novembre 2011

Buonocore



La città li stava a guardare.
Napoli si ricorda tutto.
Ha visto in faccia quei due ragazzi.
Ma non ha gridato per avvertirti, il giorno dopo.
Non poteva, le hanno tagliato la lingua troppe volte.
Non riesce più nemmeno a parlare.
A volte però intona una melodia, te ne sei accorta?
Lo fa con una nenia di gola.
Ha qualcosa di tragicamente malinconico accompagnata dal rumore del mare.
E voi, non ditemi che avete percorso queste strade e ci avete visto solo la spazzatura abbandonata ai lati.
Perché allora voi siete ciechi.

11 novembre 2011

sixty nine inch nails




La sera che si incontrarono si amarono subito.
Bastò poco.
L’odore, la fretta e la paura di non esserne capaci.
Era una calda sera di luglio.
L’uomo metteva il piede sulla luna per la prima volta.
Loro erano di quelli che non ci volevano credere.
Stavano in mezzo alla strada a guardare in su, perplessi e cinici.
Quando si scontrarono, non badarono ai rispettivi volti.
Provarono un’istintiva paura e per questo si attrassero,
rimanendo però voltati ognuno dalla parte opposta.
Perché là, c’era l’altra faccia della loro luna.
Quella in ombra.
Quella vera.
Quella che non potevano mostrare.

19 agosto 2011

Buonanotte, però davvero.


Te, che i treni erano una cosa diversa.
Tu avevi il privilegio di guidarli, perciò le tue notti erano migliori delle nostre,
anche se fatte di turni assurdi e caffè fuori orario.
Che noi stavamo invece sempre dentro le stesse province. Lì, così a raccontarcela.
Noi vivevamo dentro a stanze spesso vuote, tu su binari dove scorrevano i pensieri di migliaia di persone. Vuoi mettere.
Erano le tue mani che avrei voluto, le stesse mani che dietro al vetro salutavano i casellanti svegli e i colleghi, incrociati al volo, lì veloci, il tempo di vedersi in faccia un secondo appena.
Mi dicesti di esserti innamorato di una donna che girava smarrita in una stazione del nord che non sapeva più chi era e dove doveva andare.
L'hai presa con te. Aveva un cappello di panno in testa che fu la prima cosa, di una lunga serie di cose che aveva in testa, che le buttasti via.
Eri tu che avresti potuto rapire un treno, capendo come fare in base al quadro elettrico, ed andare via.
Che poi dove, dove vanno a finire i treni?

08 agosto 2011

Libertà, mica pizza e fichi...


E poi capiti in quei supermercati di provincia del nord, tanto simili apparentemente a quelli in cui dall'altra parte dell'Oceano, qualcuno un giorno impazzisce e spara all'interno di essi, tra le corsie, tra le casalinghe ancor più disperate, tra qualche mormone che infrange le sue regole e va a comprare biscotti ipercalorici ma buonissimi, con più burro in un etto che dentro alle mammelle della sua vacca che tiene legata al recinto di casa.
E in quei supermercati c'è sempre uno scaffale riservato ai libri, anche perchè di solito quei piccoli paesi di provincia le librerie non ce le hanno, e allora l'unico posto dove ficcarli è lì dentro, accanto ai prosciutti di Parma.
Io vengo da uno di questi paesi e ogni tanto ci torno e oggi c'ho comprato "Libertà".
Sì, sarebbe bello fosse una metafora, magari la vendessero al supermercato, e invece è solo il titolo del libro di Franzen.
Già dalle prime pagine sento che sarà la piacevole lettura di questo mezzo agosto, dove tra lavori di scrittura miei e il pensiero di un nuovo film, sono certa sto libro farà la sua porca figura. Tanto quanto i suini coscioni che ha avuto per vicini fino a stamane...
Emilia unta e cicciona, t'adoro e mi sa tanto che assomigli già a Ramsey Hill...

31 maggio 2011

E pace in terra ai registi di buona volontà



"Et in terra pax" è un film che è uscito lo stesso week end del mio e mi ha colpito enormemente. A volte sarebbe bello se a scrivere di cinema non fossero solo i critici ma i registi, parlando degli altri registi...

Questo è un film necessario. Vedetelo e consolatevi, perché voi non farete mai quella fine lì. Perché voi che andate a vedere questo film fate certo parte di un altro mondo, però è giusto che sappiate com’è fatto questo. Questo film è proprio per voi, che amate il cinema, pur essendo la storia di quelli che al cinema non ci vanno e “manco je ne frega ‘na cippa”.
E’ un vero peccato che questo film sia distribuito in sole 3 copie, tra Roma e Latina, come se la lingua dei personaggi fosse una discriminante perché, Corviale a parte - abilmente scelto come location del film per la “bellezza” scenografica - questa è in realtà la storia di tutte le periferie dell’anima.
Per questo, vedendo “Et in Terra Pax”, possono saltare alla mente altre terre come quelle de “L’odio”, “Gomorra”, “Mamma Roma”, “City of God,”, “Made in Britain” e di un certo documentarismo sociale.
E’ vero che in queste periferie non succede nient’altro che quello che si vede in questo film, specie se si sta tutto il tempo seduti su una panchina, lasciandosi scorrere la vita addosso, “spingendo” più volentieri la roba che la propria esistenza.
Ma sono piuttosto situazioni dell’anima, più che luoghi veri e propri, per questo sono certa, da regista, che la scelta del Corviale, è stata dettata solo da esigenze artistiche, e che i registi Botrugno e Coluccini non avrebbero mai la pretesa di sostenere che lì non c’è nessuna via d’uscita, (no, perchè se gli togli pure la speranza a quelli che vivono lì, tanto vale spacciargli pure le corde con cui impiccarsi oltre che le varie polveri).
Grazie ad un cielo che può essere uguale per tutti, al contrario della terra, c’è chi, come Sonia, può riscattarsi avendo già pagato a duro prezzo il fatto di essere diversa dagli altri. Lei è l’unica che desidera qualcosa in più. Gli occhi che ha lei, nel finale del film, quando guarda fuori dalla finestra del serpente di cemento in cui è rinchiusa, sono quelli di chi è in grado di intravedere oltre la piattezza del quotidiano, un domani. Probabile o no che sia, è già molto provare a crederci, quando si è stati stuprati “dentro” come lei.
Magnifici gli attori e le attrici di questo film. C’è un cast sublime. Belle facce, che sembrano prese veramente dalla strada, di un’amenità disarmante. Bravi e brave, per la naturalezza recitativa che non si sfibra, come sarebbe potuto accadere in un film del genere. Prendiamo nota dei loro nomi, ricordiamoceli, anche se nessuno di loro è un “famoso” da botteghino. Questi “bravi ragazzi” sono in grado di passare magistralmente dall’ ironia coatta e spicciola a monologhi anarchici sul senso della vita, e dalla tragedia greca più antica a quella contemporanea.
E’ proprio negli attori che c’è la maggior parte del sottotesto del film, quello che non è stato scritto in una sceneggiatura certo volutamente molto scarna. Qui è tutto il resto che conta. Se ci sono film che si possono permettere di non scrivere tutto sulla carta, sono proprio questi, dove la regia già matura non scade nei virtuosismi inopportuni frequenti delle opere prime, la fotografia girata in Red è “altissima” e fa davvero venir voglia d’abbandonare una volta per tutte la pellicola, e la musica classica, che sta sempre bene ovunque, tantopiù qui, completano il senso dell’opera.
Perché questo, ancor prima di un film è un’opera degna di questo nome.

05 maggio 2011

Esce... ed è come partorire gemelle, che però non sono come quelle del libro...


Ed eccolo il 27 maggio, sempre meno come un miraggio e sempre più come un giorno vero in carne ed ossa prende forma.
Sarà un venerdì quasi d'estate, con la gente che esce e va ai chioschi di gelato e organizza d'andare alle spiagge, la domenica.
Per tutti sarà un venerdì come tanti altri, per me no.
Partorirò sta nuova creatura, a cui voglio già bene, anche se ancora non ha visto la luce, ma l'ho vista io sterminate volte all'ecografia....
C'è voluto tanto, troppo, per fare questo secondo figlio.
Che nel frattempo se ne sarebbero fatti due.
Ma mia nonna, che ne ha fatti nove, e diceva che era facile, come faceva a parlare così?
Le donne d'altri tempi erano davvero di tempra tosta.
Io ho sempre preso mia nonna come donna esemplare. Lei che era della stessa terra di Alfonsina Strada, donna temeraria, in quel mondo solitamente per uomini.
Mi auguro solo che a questo bambino qualcuno voglia bene, che sia schiaffegiato, sì, all'uscita, come si fa con tutti, ma che poi possa respirare, piangere e infine alzarsi in piedi e camminare con gambe sue.
E io rimango qui, donna da gravidanze cinematografiche, aspettando di concepire il prossimo... perchè sì, come mia nonna, vorrei tanti figli...

03 febbraio 2011

dolci notti



New York mi ha fatto bene,
come fa sempre bene andarsene.
Chissà perchè i viaggi ti fanno capire meglio chi sei davvero,
specie se li fai in solitudine.
Ti fanno capire cosa vuoi
e soprattutto cosa non vuoi.
Cosa non vuoi più.
Cosa non vorrai mai.
A volte basta poco e la tua vita si alleggerisce
dal peso di luoghi comuni e fobie.
Tutte quelle assurdità, perdono il peso che avevano.
E senti che finalmente sulle tue spalle non grava più
il peso delle cose inutili,
che non ho mai capito perchè più sono inutili, più sono pesanti.
E più ti schiacciano.
Ora per un pò, sì, posso volare.