14 dicembre 2009

come è vero dio


Siamo come cani randagi.
Ci aggiriamo nella notte, nella città, nel puzzo del nostro stesso piscio,
rassicurandocene.
Aspettiamo l'alba di un giorno della prossima settimana come se fosse già passato.
Tutto è scontato come è vero dio: perciò le sorprese sono sempre dietro l'angolo.
A volte zoppichiamo, a volte facciamo a botte coi nostri simili,
a volte ci prendono a calci e basta.
Sono gli uomini, quelli sempre più cattivi di noi.
Ci fanno schifo gli uomini che ci calciano senza motivo, solo perchè siamo cani randagi.
Ci fanno schifo le loro scarpe lucide: puzzano più dei nostri culi.
Noi, che la carta igienica, non c'è concessa.

07 novembre 2009

frange corte



Macchè bottiglie di spumante
solo storie di capelli.
Occhi ben in vista
verso l'orizzonte nitido.
Sabato sera, dopo il sabato del villaggio.
Si parte verso notti accompagnate da musica dark
si avanza con tacchi in bilico
su strade interrotte da superare...

24 ottobre 2009

... ciak e cicatrice sia...



L'attacco l'anima al muro, ok,
ma che sia in bianco e nero.
Affondo il cuore in un budello di vincoli, ok,
mi sta pure bene,
non sono solita sputare nei piatti dove mangio.
Sì, ce lo mischio, il sangue con il vomito, sempre roba mia è.
E se si rompe la sottile pelle che separa i due modi di vedere le cose?
amen, cicatrice sia, tanto ormai so che tutto si recupera.
E' solo questione di tempo.
Aspetterò il meglio del meglio,
sospendo per ora le aspettative,
mi dedico al dòmino del destino.
Cadono una ad una le volontà, ma anche le sofferenze.
Mi sono stancata della coerenza dell'ombra,
son buoni tutti a sputtanare mentre rimangono nascosti nel buio.
Vigliacca proprio no,
piuttosto mi aggrappo ad un'inquadratura più stretta, anche se di poco.
Per me che domenica capita solo una volta al mese,
ma la ritengo una fortuna,
perchè per certi mai.

15 luglio 2009

non per le luci


E' per altro
per ciò che piuttosto sta dietro
per le ombre
per i chiaroscuri
per i dettagli cupi.
Ciò che più salta all'occhio spesso è falso,
la verità sta al buio.
Se voglio le luci
devo sapere che continuo ad illudermi
di vedere una posticcia realtà.
Non devo lamentarmi poi se il mio bel quadretto crolla,
tutto in una volta,
solo perchè a volte ho avuto paura del buio.

30 giugno 2009

bei tempi



C'era l'alta marea giù al porto
la volta che arrestarono me e mio fratello.
Ci hanno liberato quando hanno scoperto che eravamo ebrei
grazie a quel meraviglioso senso dell'indennizzo
che solo gli americani riescono ad attuare senza far parlare troppo di sè.

28 maggio 2009

non ci sono solo le arance



La gente del cinema è pazza.
Vivere sempre di finzione.
Ma come è possibile vivere così?
Tu hai presente bene qual’è la realtà di tutti i giorni.
Sei una medico legale. Donna: siete poche.
Tu tutti i giorni guardi in faccia la morte.
Quelle vecchie, di là dalla parete, sembrano fingere di non volere ammettere che stanno per morire.
Passano i pomeriggi a vedere vecchi film alla televisione, e certamente si addormentano sulle loro poltrone sfondate di figlie di gerarca fascista.
Arriverà il giorno in cui arriveranno sul tuo tavolo di marmo e finalmente potrai vederle in faccia e dire loro quanto ti hanno dato fastidio i loro balli di zitelle annoiate.
Tu la noia dello stare soli non la conosci.
La noia deve essere quella cosa che arriva perché nella vita si è previsto ormai tutto, si è deciso tutto, si è delineato tutto.
Certi tuoi colleghi, non sono mai soli, ma non invidi le loro vite di lamentosi, annoiati e ovvi.
Tu hai solo una cosa di cui lamentarti: il clima, perché quando piove, puntualmente ti viene la cervicale. Ma per quella basta un Aulin, e tu puoi averne montagne gratis.
Stasera ballerai come facevano i tuoi genitori, abbracciati.
Ballerai col ricordo di quel bellissimo ragazzo che hai vivisezionato oggi.
Abbraccerai le tue stesse spalle e ti vorrai bene, per quello che hai saputo conquistarti.
La libertà di ballare con i più belli, quando nessun altra può più farlo.
La libertà, di preoccuparti solo della pioggia e della vetusta felicità fascista delle tue vicine di casa.
La libertà di non essere matta come la gente del cinema,
che mette cazzi finti nelle bocce di vetro dei pesci rossi
a causa di un malato gusto per le scenografie kitch.
Tu ballerai sulle note di Perfidia di Perez Prado, che trovi perfetta da dedicare al ragazzo sul tavolo di marmo,
per come è morto ammazzato, in maniera davvero crudele.
E mentre le incartapecorite poseranno i loro pesanti anelli sul comodino, spegneranno le loro abatjour decò e proveranno a dormire coi loro sogni di figlie di gerarca, stanotte tu sognerai il corpo di lui, quel ragazzo.
Ripercorrerai mentalemnte ogni centimetro della sua pelle.
Come fai ogni volta con quelli che ti sono particolarmente piaciuti.
Tu che arrivi a conoscerli fino a fondo, dove le altre no.

13 maggio 2009

lettera aperta



No, "fighetto" non è per te
ma piuttosto per quella tua amica che batteva il tacco aspettandoti vestita radical chic.
Sono polemica in questi giorni
ne vedo troppe di cose che mi fanno incazzare
e ne sento altrettante.
Mi domandi come si fa a fare gli scrittori?
Non so come si fa anche se forse lo sto facendo.
So solo che bisogna scrivere bene le storie giuste
e poi devi avere il culo di piacere a uno di quei tanti editor giovani che sempre più spesso hanno 20 anni perchè costano meno alle case editrici, e io a volte mi chiedo "in che mano siamo?".
Poi so solo che è molto dura
e so che molti hanno fatto gli stagisti da qualche parte.
Io l'unico stage che ho fatto fu a 17 anni con gente che poi è morta.
Mi piacerebbe aiutarti ma non so aiutare nemmeno me.
Posso giusto dirti che alla domenica invece d'andare al mare rimango a casa a vedere film.
Ma non dire più di voler rinascere "bomoll"
perchè io sono solo una sopravissuta.
Non parlo del mio passato perchè non me lo ricordo
e mi invento storie perchè preferisco parlare di qualcun'altro che, anche se non esiste, uno che c'assomiglia, da qualche parte nel mondo, c'è sempre.
Vorrei scrivere una favola "tutta borghese" sulla tua amica
che si spaccia anti-borghese e poi è vestita con le etichette firmate nascoste e parla rubando le parole al Manifesto perchè di sue non ne ha,
e a casa c'ha la pappa pronta fatta con tanto amore da mammina.
Molto meglio questa sua madre che almeno non nasconde le etichette delle maglie e ha la capacità d'amare almeno sua figlia.
Vorrei scrivere di quella sua vita che chi non l'ha la vorrebbe
e chi ce l'ha se la infila su per il culo.
Poi dicono che il mondo è stronzo.
E mentre tu parli con me e la tua amica aspetta nervosa,
con questa pioggia che ci bagna,
perchè siamo di quelli che dimenticano gli ombrelli sempre da un'altra parte,
penso, ah! quant'era meglio Bologna che almeno aveva i portici e si poteva parlare tranquilli e le anti-borghesi si intrattengono guardando le vetrine dei negozi "etici" del centro, senza spaccar le palle con sguardi trucidi.
Eppure sono scappata da quella città che vizia.
Mi piace tenere il coltello per la lama.
Le mie mani belle, a tuo dire, sono piene di tagli.
Si va "avanti"!
come diceva la mia nonna socialista, che poi ci hanno chiamato pure i giornali con quell'avanti.
E tu che vuoi fare il giornalista, scrivi poeticamente, nel senso migliore del termine, quello che si relega alla prosa.
Io penso che dovresti scrivere un romanzo.
Se io fossi un editor lo sceglierei. Ma ho troppi anni per esserlo.
Spero di rivederti, nonostante la tua amica possessiva.
Spero che potremo essere amici e spero che mi scriverai perchè le tue parole sono belle semplicemente e questa è la cosa più difficile, te lo assicuro.
Come diceva Pavese non bastano le velleità, le furie, i sogni,
ci vogliono i coglioni duri per essere amanti... e delle parole, figurati!

10 maggio 2009

The first day


Il primo giorno della tua nuova vita
comincia con un tramonto.
Ecco il sole, lo vedi e non è più in grado di accecare i tuoi nuovi occhi che vedono ciò che non sono mai stati in grado di vedere prima.
Non sei più quello di sempre.
Sei un uomo nuovo.
Nuovi orizzonti, nuovi cervelli.
Lui se ne va e tu cominci.
Ti prepari, la città è là.
Una volta qualcuno ti disse:
sei venuto qui con quell'aria da conquista e so che
arriverà il giorno in cui questa città sarà tua.
Pensavi fosse un pazzo, di quelli che parlano da soli
negli androni dei palazzi e si accovacciano proprio dove pisciano i cani.
Quell'uomo era come il giorno che muore.
Modesto si lascia cadere, perchè sa che c'è sempre un domani per cui tornare.
Sei tu, quello che non ha più un suo ieri ed è costretto ad aspettare la notte per poter dare un senso ad una vita che non è più la tua, ma quella di un predestinato.

27 aprile 2009

galera


Quando te li trovi lì davanti, hai un sussulto in fondo al cuore. E’ di compassione.
Ti volti. Dai loro le spalle. Guardi la parete bianco sporco con le impronte di diverse scarpe che vi sono state appoggiate nel tempo. C’è anche la tua.
Tua madre piange. Si rivolge ad uno dei poliziotti.
- Ve lo giuro. Era così carino, una volta. Dovevate vederlo, era un bambino così dolce ed educato. E’ la scuola che me lo ha rovinato. Ultimamente sta con certi compagni d’universtà… certa gentaccia brutta!
Il poliziotto ti domanda:
- Perché ti sei messo a stare con quel tipo di gente?
- Perché la “mia“ gente non mi piace.
- Cos’ha quella in più della “tua”?
- Ha meno. Ma è proprio per questo che è meglio.
Tuo padre non ti guarda.
Tu taci e tieni le mani in tasca. Lì dentro, ti dimentichi che non dovresti.

22 aprile 2009

06 marzo 2009

rien ne vas plus


Lei, quando lui se ne andava,
adorava rimanersene sdraiata sola,
a guardare le lenzuola stropicciate e sudate
quando lui non c’era più,
dopo aver aperto un pò la finestra
che dava su un cortile interno,
per fare entrare un po’ d’aria,
e ascoltava solo lo stegamare della cucina del ristorante lì sotto,
che a quell’ora s’apprestava a principiar di cucinare.
Era soddisfatta, finalmente,
di sé stessa mentre si contemplava le cosce arrossate
e mentre con le dita si sfiorava le labbra ancora gonfie:
a settembre avrebbe avuto i soldi per pagarsi la scuola serale
e non aveva più paura degli uomini.

28 febbraio 2009

martedì 3 marzo al Teatro Sette di Roma...

... porterò in scena due monologhi tratti da "cose" che ho scritto.
Uno lo leggo io col mio bolognese lasagnotico e sarà "Sbologna"
e l'altro l'attrice Susy Laude, tratto dal mio romanzo "Lei che nelle foto non sorrideva".
Sperando che la gravida Susy, non partorisca proprio nel bel mentre (ma per questo le telecamere sono pronte nell'evenienza) vi aspetto, o chi per voi...
Avrete l'occasione di assaporare anche altri autori, sotto l'ala magistrale di Massimiliano Bruno, amico e collega di rara umanità che ha ideato questa iniziativa i cui proventi saranno devoluti per il Mozambico ( è una cosa seria, non una spilorciata di certi...)
www.paspartu.splinder.com

18 febbraio 2009

tu che ridi di traverso



Con quella bocca storta a metà
penso che sia tu quella che ha qualcosa da dire.
E non sarebbe affatto noioso.
E sarebbe sporco il giusto.
E non deluderebbe.

Io? io spazzo la cucina e rammendo i vecchi merletti di una coperta che mi hanno regalato in un giorno che nemmeno era quello del mio compleanno.
Si sono sbagliati anche lì,
come si sono sbagliati sempre a ridefinire la mia vita.
Sono contornata da gente che mi conosce solo a metà.
Sono circondata da chi mi crede più bella di quel che sono.
Sono perplessa in questa bacinella di frasi fatte
in questo vicolo che è un cul de sac.

28 gennaio 2009

la casa di vetro


L'altra notte ho fatto un sogno
di cui ancora sto cercando di capire i significati reconditi.
C'era una casa, era la mia,
stava a piano terra ed era fatta di vetro
che ci si poteva vedere dentro.
Mi rendevo conto che qualcuno c'era stato in mia assenza e aveva spostato tutti i miei oggetti, sistemandoli in maniera differente da come ero solita tenerli io.
Poi c'era un computer in un anglo che mandava immagini di me stessa in bianco e nero.
Immagini molto belle, in cui io sorridevo e ballavo.
La cosa che subito mi aveva colpito era stata la sensazione netta che in realtà
chi aveva cambiando l'ordine dei miei oggetti ero stata io,
in mia assenza.
L'impressione è stata di aver agito e rimosso
la mutazione dell'ordine delle cose,
mentre chiunque da fuori
attraverso i vetri avrebbe potuto accorgersene...