08 febbraio 2008



Ora ripensava al pavimento a quadri bianco e nero.
Una volta ce n’era uno uguale al suo paese, nel refettorio della scuola elementare.
Si divertiva con gli altri bambini a saltare senza pestare le mattonelle del colore opposto a quello scelto.
Era peccato mortale pestare il nero se si era scelto il colore bianco.
E viceversa.
Ora pensava al peccato mortale.
A quanto fosse un gioco, da bambini,
e a quanto fosse imprudente ma seducente adesso, grazie a quella donna.
Si trattava comunque di qualcosa di piacevole,
al contrario di quello che gli dicevano proprio quelli che poi l’hanno condannato.
E si trattava comunque di stare da una parte o dall’altra.
Il bianco e il nero.
Lui era di certo il bianco.
Il nero era lei.
Nero come la notte in cui l’aveva incontrata,
nero come i suoi occhi e i suoi capelli,
nero come il suo cuore,
che faceva sanguinare quello degli altri.
Ma di rosso...