26 novembre 2007

come criceti padani


Ero l'unica femmina.
Ero la quinta di sette fratelli.
Niente battute sulle sette spose, please.
Mio padre morì pochi mesi dopo la nascita dell'ultimo figlio. Sennò forse ne sfornava qualcun'altro.
Mia madre si mise con un nuovo uomo.
Fortuna nostra, un uomo ricco.
Dopotutto non potè considerare altre alternative, con sette figli.
Credo seppe fregarsene dell'amore.
Era bella mia madre. Lo è tutt'ora.
Tanto bella quanto segnata nel peggior modo per sempre, come madre.
Se si può intendere come peggio il vedere morire i propri figli.
Tre dei miei fratelli scomparvero nel 1985 durante una gita in barca.
Niente battute su tre uomini in barca, please, anche perchè uomini non riuscirono a diventarlo, ma solo ragazzini.
Facevano i boy scout.
Io odio i boy scout.
Li odiavo da prima, mica per niente, e avevo ragione.
Come ho sempre odiato avere solo fratelli maschi.
E' brutto non avere sorelle con cui scambiarsi le bambole.
Ricordo solo le loro fionde, e i loro sassi di stronzi.
Forse Dio mi ha sentito quando volevo che qualcuno di loro sparisse.
Poco dopo la tragedia, i due fratelli più grandi sono andati ad abitare a Copenaghen.
Forse perchè il nostro vero padre era di là.
In quella grande casa vicino Bologna
c'eravamo rimasti solo io e il mio fratello minore, John John,
col suo fottuto soprannome da Kennedy, tanto per rimanere in tema di famiglie sfigate.
Compone musiche (www.giovannibomoll.com) e gli fa compagnia un criceto strambo.

Ora c'è solo lui accanto a mia madre
e a quel nostro secondo padre troppo perfetto per essere vero.
Su sette figli che ha fatto, solo uno è rimasto con lei.
Solo uno ha resistito nella missione di sopravissuto.
Io ho fatto come gli altri.
Ma senza il coraggio di morire, come certi.
Io me ne sono andata altrove.
Stronzeggio sulla Tuscolana.
Racconto balle, rubo parcheggi e mangio arancini e baccalà.
Poi sto qui a scrivere favole
per sfuggire al mio dramma così borghese.