28 marzo 2008

il cielo sopra Trastevere


Non ha la voce grossa che ci si aspetterebbe da quel volto scuro di latino d'origine siciliana.
Non stringe gli occhi da severo controllore del mondo quando ascolta gli altri,
ma li sgrana, come fanno i bambini davanti alle gelaterie in estate.
Non è prepotente come i suoi libri.
Non è miserabile come vuol dare d'intendere.
E' il contrario di quello che ti immagini.
Con quell'aria da cameriere cinese
annuisce e inchina il collo leggermente,
ma lo so che finge d'essere dimesso.
Non può essere altrimenti.
Ieri sera la "persona" che incarna Giuseppe Genna
presentava il suo Hitler a Trastevere.
La persona e il suo "non-romanzo".
Il romanziere e la sua "non-persona" riportata ai giorni nostri.
L'orrore e il vuoto descritti come la cronaca di un diario asettico e ascetico.
Ho una sua dedica che serbo con orgoglio, scritta a minutissimi caratteri.
Ha la grafia dei timidi.
Ma non ci credo proprio che lo sia.
Come non credo che quell'aria da cameriere cinese che annuisce
sia farina del suo sacco.
Sono certa che a fidanzarsi con le attrici (lui lo è con Federica Restani) poi si finisca a recitare per stare al passo
anche se non si è mai neppure lontanamente mai pensato
di fare l'attore.
Mi piace immaginarlo quando litiga con la fidanzata
con un'aria da parvenu che si cuce addosso per l'occasione
come un cappotto di cachemire
della migliore sartoria italiana.
Lui che fa parte di un'altra migliore categoria:
quella della narartiva italiana.
Classe 69.
La classe non è acqua, eh no...
anche se ieri sera su di noi ne pioveva a catinelle.
Non era solo quella che cadeva dal cielo sopra Trastevere
era la classe di Genna
che adesso posso dirlo:
altro che cameriere cinese,
piuttosto un barone che non è rampante
ma la cui nobiltà trapela dalle spalle che nonostante siano incurvate
celano ali pronte a far spiccare il volo,
ma non a lui, a te.